Il Mantra OM è sicuramente il più conosciuto e famoso tra tutti i mantra, e forse anche il più importante.
In realtà più che un vero e proprio mantra si tratta del bija mantra per ccellenza: bija in sanscrito significa “seme”, e quindi si tratta di suoni base o suoni radice. Quindi questo mantra non ha un vero e proprio aspetto semantico, ma piuttosto è un suono che ha specifici poteri vibrazionali.
Il Mantra OM è considerato infatti il suono originale che ha creato l’intero Universo, se vogliamo una specie di nota LA che ha dato inizio alla sinfonia cosmica. Questo è un aspetto molto interessante della cosmologia vedica.
Esistono molti mantra per ottenere la liberazione dal ciclo del samsara e questi iniziano proprio con il mantra om (Omkara): pensa al famoso Oṁ namo bhagavate vāsudevāya. Nella Bhagavad Gita Krishna dichiara (BG 7.8): praṇavaḥ sarva-vedeṣu, tra i mantra vedici sono il sacro Om.
E poco più avanti (BG 8.13): oṁ ity ekākṣaraṁ brahma vyāharan mām anusmaran yaḥ prayāti tyajan dehaṁ sa yāti paramāṁ gatim, pronunciando l’Assoluto come la singola sillaba Om e costantemente ricordando Me, così si lascia il corpo e si ottiene la destinazione suprema.
Secondo i Veda il suono (leggi anche vibrazione) è alla base di tutta la creazione, ovvero ciò che è manifestato nel cosmo ha la natura di un suono, quindi con una data intensità e frequenza.
Infatti, vac (parola) è la manifestazione divina originaria, prima di ogni creazione o creatura, che più che una parola è l’essenza di ogni parola detta o pensata.
E questo è proprio quello che dicono le moderne teorie scientifiche sull’origine dell’Universo e sulla natura della materia: tutto è riconducibile ad una funzione d’onda che ha le caratteristiche di una vibrazione o, appunto, in senso lato, di un suono.
E da questo possiamo intuire perché la cultura tradizionale Vedica dia così tanta importanza al senso dell’udito e quindi al mantra yoga dove ogni parola ha un suono sensibile, un significato e anche un’efficacia, ossia quello di attivare il potere della parola stessa, che è in ultima analisi lo strumento della mente.
Pensa che proprio con il termine śruti (ascolto) si indicato tutte le Scritture sacre rivelate ed è sempre śravaṇa (ascoltare), non la lettura, la radice di ogni autentica conoscenza.
Mantra significa “strumento o formula mentale”, ma considera che la mente in questione non è la nostra, ma la realtà oggettiva colta al suo livello più sottile con la quale, appunto, attraverso il mantra ne stabiliamo un contatto.
Per questo motivo il mantra non ha significati univoci o logici ma sono articolazione di suoni che risvegliano degli stati di coscienza, come fa il linguaggio poetico.
Essendo il suono primordiale all’origine dell’universo, il Mantra OM viene denominato anche pranava mantra o “mantra primordiale”, e proprio per questo motivo viene recitato all’apertura di quasi tutti gli altri mantra, come nel caso del Mantra Gayatri.
Il canto del mantra om viene consigliato soprattutto all’inizio del percorso di autorealizzazione essendo una rappresentazione meno personale e connotata dell’Essere Supremo.
Nel Bhagavata Purana (9.14.48) viene spiegato che all’inizio dei tempi, tutti i mantra vedici erano inclusi in un solo mantra, il pranava mantra appunto, la radice, così c’era un solo Veda (non quattro come adesso), un’unica divinità (Narayana), un solo fuoco e una sola categoria sociale tra gli esseri umani.
Nella Mandukya Upanishad il Mantra OM viene descritto come composto da tre suoni che si potrebbero rappresentare con la parola AUM. Infatti, immagino che ti sia già capitato di trovare questa scritta da qualche parte piuttosto che la più comune scritta OM (che però, per la precisione, dovrebbe avere un puntino sotto la lettera “M”).
Questa Upanishad Vedica, descrive nel dettaglio il significato di ognuna delle tre sillabe associandole ai tre stati di coscienza secondo la psicologia vedica:
- Il suono A è associato allo stato di veglia (jagrat in sanscrito), e anche il mattino, la primavera, il fuoco, la Terra, la parola, l’agire e la divinità di Brahma, il creatore.
- Il suono U è associato allo stato di sogno (swapna), e anche mezzogiorno, l’estate, il Sole, il Cielo, la mente, il sapere e la divinità di Vishnu, Colui che mantiene l’universo ed è origine ultima di tutto.
- Il suono M è associato allo stato di sonno profondo (shushupti), la sera, l’inverno, il vento, la dimensione intermedia, il respiro, il volere e la divinità di Shiva, il distruttore.
Brevemente, lo stato di veglia è quello che normalmente la nostra mente sperimenta tutti i giorni durante le nostre varie attività.
Lo stato di sogno (associato molto strettamente al subconscio) è quando stiamo dormendo ma l’attività mentale è ancora molta (gli psicologi la chiamano fase REM del sonno) e viviamo esperienze dirette ma di oggetti psichici puri, non manifestati nella realtà.
Lo stato di sonno profondo corrisponde a quello che comunemente è il sonno senza sogni, ovvero quando ci si “riposa profondamente”.
Non è che la psiche non ci sia più, ma la sua attività è ridotta e si vive un’esperienza estremamente interiore, una specie di “pace dei sensi”.
La Mandukya Upanishad afferma che questo stato è un’anticipazione della beatitudine sperimentabile con la liberazione, il raggiungimento della perfezione.
Sembra che sia proprio per questo motivo che questo tipo di sonno, la notte, sia molto ristoratore e che, quando non avviene, non si riposa veramente ma ci si sveglia ancora stanchi, come se l’attività del giorno prima non fosse mai cessata.
Ti è mai capitato ad esempio di svegliarti con la mente che continuava i ragionamenti del giorno prima o di provare stanchezza per l’intensità di un certo sogno?
Dunque l’OM riassume questi tre stati e diventa quindi ponte e connessione tra tutti e tre.
Racchiude infatti l’atto di ascoltare (primo stato), quello di riflettere su propri stati d’animo (secondo stato) e infine supera questi schemi ancora basati su un pensiero duale ed egoico.
In pratica, recitare il Mantra OM permette di creare il giusto equilibrio tra questi tre stati per poter più facilmente accedere alla coscienza universale, in cui si vive direttamente l’esperienza mistica della connessione con tutto il creato.
Da dove viene il Mantra Om?
Nonostante le sue prime tracce si trovino nei testi vedici più antichi, il Mantra OM si trova anche come apertura di molti mantra tibetani specialmente nella tradizione del Buddhismo Vajrayana.
Comunque, stranamente, non compare nel testo vedico per eccellenza, ovvero il Rig Veda, ma nel primo verso dello Yajur Veda dove viene definito appunto pranava mantra.
Ma come mai, se si usa come introduzione agli altri mantra, molte persone lo recitano da solo, senza aggiungere altro, come meditazione esclusiva?
Questo avviene perché i bija mantra hanno un potere a sé stante che è strettamente collegato alla vibrazione che producono e che risuona dentro il corpo dello yogi praticante.
I suoni prodotti recitando le sillabe dei bija mantra attivano specifici centri nervosi e producono stati d’animo ed emozioni molto focalizzate che vengono specificatamente risvegliate per portare benessere e prosperità fisica, mentale e spirituale a chi li recita.
A questo punto ti sarà perfettamente chiaro che è estremamente importante che i bija mantra vengano recitati con la pronuncia e la modalità corretta, pena la minore efficacia della pratica di recitazione.
Per quanto riguarda il Mantra OM dovresti recitarlo con una “o” molto profonda e allungata che però inizia con una “a” molto nasale. Poi il suono dovrebbe gradualmente diventare una “m” che fa vibrare molto la parte interna della gola e che alla fine diventa quasi una “n”.
A scriverlo sarebbe una cosa del genere “aoooooooooooooooooommmmmnnnnnnnnnnnnnnnnn”.
Un’importante indicazione di sicurezza
Il mantra OM è così potente che a questo punto è fondamentale che ti dia una importantissima regola di precauzione sul numero di ripetizioni.
Sappiamo che 108 è il numero ideale di recitazioni di qualsiasi mantra ma, se sei all’inizio ti consiglio di recitarlo 9 volte consecutive. Questo perché ha la proprietà di potenziare tutte le nostre caratteristiche, ma proprio tutte, quindi non solo quelle positive, ma anche quelle che non ci piacciono tanto, e su cui stiamo ancora lavorando.
In compenso però è possibile cantarlo più volte nel corso della giornata. Ad esempio, potresti cantarlo 9 volte al mattino, quando ti svegli, per dare una giusta carica alla nuova giornata. Poi altre volte durante il giorno, a orari precisi, oppure anche semplicemente quanto ti viene in mente, e senti la necessità di “ri-centrarti”.
Il mantra om è come un arco che scocca la freccia (noi), verso il suo obiettivo, ossia l’Essere Supremo (SB 7.15.42) e significa accettazione di ciò che siamo e di ciò che accade, per questo motivo dona pace e serenità a chi lo recita.
Se vuoi approfondire la conoscenza del mantra yoga quale strumento per condurre efficacemente il tuo destino, inizia leggendo questa testimonianza personale.
Om tat sat,
Andrea Grendele (Ananda Kishor)