Mi piace leggere libri per bambini, perché c’è molta poesia e creatività. Uno sguardo alle cose che purtroppo abbiamo perso troppo in fretta.
Ho la fortuna di avere un figlio che ama leggere e soprattutto ascoltare. Tra gli ultimi ho letto un libro che parla di case.
Se ora chiudessi gli occhi, quale sarebbe la casa in cui vorresti vivere, anche se fosse fatta solo di sogni?
La nostra casa è un riparo, un tetto che ci protegge, un luogo che ci accoglie e che ci fa vivere comodi.
Da piccolo giocavo con mia sorella a mamma casetta e il nostro rifugio erano 3 sassi alti 70-80 cm. Uno era casa mia, l’altro era quella di mia sorella e il terzo la lavatrice. Quando l’erba del giardino era alta, creava una specie di recinto attorno a noi ed eravamo immersi nel nostro mondo.
Potremmo immaginarci una casa su un rialzo della terra, da dove poter vedere l’orizzonte che fa tanto bene al cuore. Oppure un tetto per proteggerci, fatto di coppi, o di fronde, ma anche di nuvole o di stelle.
“Casa di roccia, casa caverna, più io ti guardo più mi sembri eterna.”
In ogni luogo della terra ci sono modi di costruire diversi, ogni cultura ha il suo modo di pensare alla casa, ma soprattutto ognuno di noi ha la sua casa nella mente e nel cuore.
Magari è un’immagine debole, sfocata, sgranata o addirittura nascosta sotto vecchi ricordi, ma in ognuno di noi c’è disegnato un luogo in cui vorremmo vivere. Non è solo uno, ma sono molti, come molti sono gli aspetti di noi che si rispecchiano nel nostro modo di abitare.
Ho sempre sognato avere una casa che si muovesse sull’acqua, barca che seguisse le onde del mare, e che di notte mi permettesse di tuffarmi nelle stelle. Una mano leggera che mi facesse riposare.
Oppure una palafitta per poter restare seduto mentre guardo il luccichio del sole nell’acqua e gli uccelli che volano nel cielo.
Ci sono animali che sono fatti della loro casa, come la chiocciola, pensa a quanta essenzialità.
Ma ci sono momenti in cui vorresti una casa sotto terra, dove nessuno ti possa disturbare e dove puoi riscaldarti solo dei tuoi pensieri, anche se cupi.
Anche una panchina può essere una casa, temporanea e affascinante per riposarti e perderti nel cielo che cambia e che prende la forma dei tuoi pensieri.
Ti è mai passato per la testa il desiderio di vivere in un nido su un l’albero, o in una piccola casetta di legno semplice ma comoda? In questo mondo ci serve veramente poco.
Case dove giocare o dove nascondersi quando si è tristi o semplicemente si cerca silenzio.
Ho avuto la fortuna di poter viaggiare in camper e poter così vivere comodo, essenziale e in movimento. Che bella sensazione non avere indirizzo ed esplorare il mondo.
Per alcuni la casa è una valigia, da svuotare e riempire, ma che spesso non si riesce a chiudere perché straripa. Tanti ricordi, alcuni preziosi ed altri stanchi e polverosi.
E quante volte la casa è diventata un quartier generale pronto a sferrar battaglia al mondo che non ci piace. Pensieri che si arrovellano su loro stessi, pensieri contorti, esasperati e infelici. Pensieri che non comprendono che il mondo là fuori non è altro che il mondo qui dentro, fatto apposta per essere osservato e a volte perdonato.
Case con mura spesse, fatte di sassi, o mura sottili, di tela come una tenda dipinta che protegge il tuo sonno nel bosco. Modi di vivere che abbiamo lasciato in qualche angolo del nostro inconscio e della nostra eroica antichità.
Case dei nonni che ci accolgono da piccoli con qualche caramella, case di ricordi che ci fanno sentire nel flusso della vita. Case fatte di cose semplici, di vecchie foto dove rivederci nei piccoli occhi dei nostri genitori. Visi che forse racchiudono i nostri stessi sogni, che un giorno hanno deciso di spegnersi.
Ma la casa può anche tremare e farci capire che siamo legati da un filo sottile a questa bella vita. Terra che manca al suo compito antico, ossia sostenere i nostri passi.
Allora si torna al giardino e al cielo di stelle, a quell’unico tetto di tutti i tetti.
Per molti la casa è una casa palazzo, in cui tante vite si incrociano, tante voci, tanti sogni e tanti drammi.
Abituato a vivere in una casa singola, da piccolo pensavo che il condominio fosse di tutti quelli che ci abitavano. Mio zio stava sopra ad una banca e pensavo che la banca fosse anche sua. Incapace di capire che su un pezzo di terra potessero viverci persone che non sono (ancora) famiglia.
Case che non ci parlano più e che non raccontano più la nostra storia. Case che vorremmo cambiare, case giganti con pareti mute o case piccole ripiene di cose.
Ma la casa è di chi la abita, non di chi la abbandona.
E abitare significa conoscere e conoscere significa amare.
Ho creato uno schema semplice da seguire, per poter migliorare e abitare meglio la propria casa partendo dai propri desideri, da quell’idea di casa che è nel tuo cuore e che è giunto il momento di doverlo ascoltare. Scopri il Metodi ACT!
Ma ora dimmi, se la tua casa potesse parlare, come fanno gli alberi quando passa il vento tra le loro fronde, che cosa direbbe?