Guna, come individuare le energie che legano l’anima al mondo

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C’è un aspetto che potrei definire “tecnico” che sfugge a molti sinceri ricercatori spirituali, non consentendo loro di districarsi dalla grande complessità del mondo e dagli stimoli che arrivano costantemente alle porte della loro coscienza.

Sto parlando dei guna, un termine difficilmente traducibile dal sanscrito ma che potrebbe richiamare l’idea di qualità, modalità, stati della natura, frequenze, attributi e proprietà, ma anche corde, legami, funi, catene, lacci.

Ci sono tre guṇa, ossia stati della natura materiale: virtù (sattva), passione (rajas) e ignoranza (tamas). Essi legano l’essere alla natura come tre funi resistenti. Per questo, il mondo materiale di māyā è talvolta chiamato tri-guṇa-mayī.

Energie eterne, senza inizio, che permeano ogni cosa, ogni essere vivente e quindi ogni emozione, azione ed ambiente (cibo, fede, lavoro, devozione, carità, filosofia, corpi, edifici ecc.).

Bg 18.40: Non esiste essere vivente sulla terra, e nemmeno tra i deva nel cielo, che sia libero da questi tre guna nati dalla natura.

Tutti noi quindi siamo soggetti a questi stati della natura e saperlo è una condizione necessaria per muovere i nostri passi nella giusta direzione.

L’anima ottiene corpi differenti a seconda dei guṇa in cui ha agito in passato e ogni corpo a sua volta la induce ad agire secondo il suo guṇa predominante.

Molti ricercatori non capiscono come mai non riescano a progredire sul loro sentiero o perché si ritrovino sempre gli stessi ostacoli da superare.

Un’analisi attenta e onesta ai guna che modellano le loro vite, offrirà non solo una risposta chiara, ma anche la strada per uscire da quella situazione.

Sono definite “corde”, per la loro natura vincolante. I guna sono poteri invisibili, spesso chiamati “qualità” o “influenze”, che ci portano ad agire in un certo modo.

A seconda della nostra disposizione mentale e delle parole e azioni che scegliamo, ci sintonizziamo con un particolare guna o con una combinazione di guna, e cadiamo sotto quella influenza.
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Ecco una breve descrizione dei tre guna:

  1. Sattva viene descritta come “illuminante”, e le persone fortemente influenzate da questo guna sono inclini alla purezza, alla conoscenza, alla pace e alla felicità.
  2. Rajas ci spinge a lavorare duramente e a cercare di ottenere più che possiamo. Questo guna aumenta il gusto della sfida e il desiderio di ottenere riconoscimenti. Rajas ci spinge a soddisfare i desideri passionali.
  3. Tamas porta all’invidia, all’odio, alla rabbia, all’apatia, all’indifferenza, all’intossicazione e alla depressione. Nella sua forma più letale porta alla pazzia e perfino al suicidio.

Howard Resnick (Hridayananda Das Goswami) spiega questo concetto con una similitudine efficace:

Così come la visione dell’occhio umano è tricromatrica, ossia basata su tre colori primari, la vita su questo pianeta si manifesta in un sistema tri-modale basato su virtù, passione e tenebra. Così come noi raramente troviamo gli oggetti materiali nei loro colori primari puri, le cose di questo mondo raramente sono costituite dai guna primari puri. Persone e oggetti tendono a mostrare mescolanze complesse degli stati della natura.

Tutte le condizioni di esistenza, viste, ascoltate o concepite nella mente, sono collegate all’interazione tra l’anima e il mondo e sono costituite dai tre guna.

Come interagiscono i guna nella nostra vita?

Ogni cosa nell’universo è composta da atomi, e ogni oggetto o essere ha circa gli stessi atomi, quindi come nasce l’attrazione o la repulsione per le cose? Sono i guna che in questo caso potremmo immaginare come delle frequenze.

Frequenze in sintonia con noi ci attraggono, mentre altre che non ci appartengono le sentiamo distanti e proviamo repulsione per esse.

Infatti, persone di un certo tipo attorno a loro hanno un certo tipo di mondo, di cibo, di musica, di oggetti, di compagnie che sono in sintonia con la loro natura. Allo stesso tempo, corpi biologicamente simili ma che emanano guna diversi non provano nessuna attrazione l’uno per l’altro, anzi.

Il vecchio detto dice che gli uccelli dalle stesse piume volano insieme, oppure “dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”, ma anche che chi va con zoppo inizia a zoppicare.

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Questo ha a che fare con la dinamica attrattiva o repulsiva dei guna

Pensa ad una casa, ce ne sono alcune che ci attraggono e dove ci sentiamo a nostro agio, e altre che ci respingono o che sentiamo fredde. Questo non ha a che fare con delle caratteristiche esteriori ma dal tipo di energia che esse emanano, l’atmosfera, data appunto dai guna, che creano.

Ora, quando facciamo qualsiasi cosa, rinforziamo il guna corrispondente e indeboliamo gli altri due.

Bg 14.10: Sconfiggendo passione e tenebra, si manifesta la virtù; così come fa la passione quando sconfigge la virtù e la tenebra, e la tenebra quando sconfigge la virtù e la passione.

Ogni guna ha il suo sapore, la sua frequenza, il suo risultato nella nostra vita che quindi possiamo modellare attraverso le nostre scelte, perché gli atti compiuti in virtù, passione o tenebra, formano le abitudini.

Modellando la nostra vita in base ai guna che decidiamo, diamo potere a quel determinato guna e quindi sintonizziamo il nostro futuro su quel tipo di energia.

Effetti dei guna nelle nostre vite

I guna plasmano anche la nostra percezione delle cose e del mondo, che rappresentano il campo delle nostre scelte (ricordi cosa dicevamo in La Vita è un Gioco?), ossia le possibilità che riusciamo a vedere nella nostra vita e perciò l’ampiezza dei nostri movimenti.

Bg. 14.6-8: Fra essi, la virtù, essendo senza macchia, dona luce ed è libera dai malesseri. Essa lega attraverso l’attaccamento alla gioia e alla conoscenza, o senza peccato. Sappi che la bramosia, che emerge dall’attaccamento e dal desiderio, è l’essenza della passione. Essa lega l’incarnato, con l’attaccamento all’azione. Sappi che la tenebra, nata dall’ignoranza, disorienta tutti gli esseri incarnati. Essa lega attraverso la pazzia, la pigrizia e il sonno.

È un po’ come dice la Mundakhya Upanishad: facendo il bene si diventa buoni.
I guna quindi riflettono la qualità dei nostri atti e inoltre dirigono la qualità e la profondità della nostra comprensione del mondo e di noi stessi.
Perché non possiamo accedere a livelli che non sono in sintonia con la nostra vibrazione. In base a queste qualità potremmo così elevarci, cadere o rimanere dove siamo.

Ecco perché conoscere i guna e sapere come usarli, ci permette di dirigere meglio le nostre azioni e anticiparne i risultati.

Il mio caro amico Prema Kumar sostiene infatti che:

Saper leggere (negli avvenimenti, nei comportamenti, nelle abitudini e nell’ambiente) la presenza di queste tre qualità e, con un’analisi più accurata, la loro percentuale, aiuta a comprendere e leggere la direzione in cui la trasformazione sta avvenendo, la piega che sta prendendo il mutamento. Prima ancora che questo sia comunemente immaginabile. Se individuiamo il predominare di un’energia tamasika, siamo certi che il progetto o la relazione andrà inevitabilmente verso la sconfitta, la dissoluzione e la distruzione. Questo è inevitabile a meno che non apportiamo delle modificazioni coscienti alla situazione. Allo stesso modo, l’energia rajasika porterà alla creazione del progetto o all’innesco della relazione ma, senza un potente apporto di quella sattvika, il rajas spegnerà il suo fuoco, bruciando voracemente il sentimento e lasciando solo la cenere inevitabile del tamas.

Non si tratta quindi di leggere gli oracoli per prevedere il futuro, improvvisandoci indovini con una delle tante tecniche, spesso ciarliere, di divinazione.

Basta semplicemente sviluppare una visione che ci permette di distinguere l’influsso di questi tre guna e la direzione su cui verte una qualsivoglia situazione sarà chiara e limpida alla nostra mente.

Per questo motivo è utile pensare ai guna come delle potenze attive che ci forzano ad agire piuttosto che a delle qualità passive.

La Bhagavad-Gita (Bg. 3.5) afferma: Nessuno rimane completamente inattivo, nemmeno per un instante; i guna della natura forzano tutti ad agire.

Permeati da un determinato guna siamo come costretti ad agire all’interno di quell’energia, quasi contro la nostra volontà, quella razionale, quindi con i nostri impulsi più profondi.

Condizionandoci ad agire in modo quasi del tutto automatico, trasportati dagli eventi e in perenne modalità di reazione invece che di azione consapevole, i guna ci legano a questo mondo.

Tutto quindi è influenzato dai guna: identità, desideri, azioni e quindi risultati.

Ecco una tabella che fa capire cosa emerge in noi a seconda dei guna che abbiamo deciso di abitare.

Come detto, la combinazione di queste tre influenze prodigiose e cosmiche è presente nel concetto di “io” e “mio”, ossia nella nostra identità e senso del possesso.

Tutte le transazioni che avvengono in questo mondo, eseguite con l’intervento della mente, degli oggetti dei sensi, e dei sensi stessi, sono anch’esse prodotte da queste tre influenze combinate.

Dinamica di attivazione di un guna

Il nostro problema sorge quando meditiamo su di un oggetto, materiale o concettuale (che sia anche un mantra, di natura del rajas o del tamas), siamo attratti dalle sue qualità.

Howard Resnick prosegue:

così si sviluppa attaccamento e la mente si attacca a quell’oggetto, che sia una persona, una bella auto, una casa grande, una posizione sociale prestigiosa, un potere intellettuale o qualsiasi altra cosa.

La Bhagavad-gita lo conferma (Bg. 2.62-63):

Quando una persona contempla gli oggetti dei sensi nasce l’attaccamento per questi oggetti. Dall’attaccamento viene il desiderio e dal desiderio nasce la collera. Dalla collera viene la confusione e dalla confusione viene la perdita della memoria, dalla perdita della memoria la ragione è persa. A causa della perdita della ragione il sé è perduto.

Potremmo pensare che legati a questi guna perdiamo il nostro libero arbitrio, ma in realtà i guna agiscono su di noi nella misura in cui noi li sfruttiamo.

Il punto è che nel mondo cerchiamo di controllare ciò che non è controllabile, e così facendo cadiamo a nostra volta sotto il totale controllo della natura, che appunto agisce attraverso i tre guna.

Con la pratica spirituale si può invece raggiungere un vero controllo sulla propria vita perché quando siamo immersi nei guna, non possiamo fissare la mente sulla nostra esistenza eterna.

Per trascendere questo stato illusorio dobbiamo perciò cambiare ciò che ci circonda allineandoci e alzando la nostra frequenza verso il guna della virtù, vero e proprio trampolino di lancio verso la realizzazione spirituale completa.

Quindi, man mano che operiamo nel mondo, i guna specifici vengono attivati e noi ci muoviamo sotto la loro energia, colorando di quella sfumatura la nostra vita.

Da un guna all’altro: porre passione e tenebra sotto il controllo della virtù

I testi antichi della tradizione vedica indicano che non dobbiamo annullarli, ma che dovremmo porre la passione e la tenebra sotto il controllo della virtù, essendo l’influenza che porta all’illuminazione, alla conoscenza e alla felicità.

Questo almeno nella prima, e lunghissima fase, dell’evoluzione spirituale.

Quindi, ad esempio è giusto dare senza aspettarsi nulla in cambio, altrimenti la nostra azione sarà tinta da uno spirito di grande ipocrisia e la persona resterà distante, fredda, non convinta.

Capisco che questo atteggiamento sia già molto difficile da attuare nella vita di tutti i giorni e nelle relazioni famigliari o amicali, figuriamoci ad esempio nel lavoro.

Ricorda però che l’energia della virtù, è l’energia che mantiene e che sostiene ogni cosa e agendo su questo piano creerai relazioni appaganti, bene intorno a te e in ultima analisi felicità.

Marco Ferrini in una sua lezione evidenzia questo punto cruciale:

Non siamo chiamati a sopprimere né rajas, la passione, né tamas l’energia della distruzione, ma dobbiamo essere sicuri di agire sotto l’egida di sattva, ossia della virtù. Se eliminassimo tamas non riusciremmo più a riposare, e senza rajas saremmo impossibilitati ad agire, perché mancherebbe la spinta all’azione e nemmeno a digerire giacché presiede al fuoco della digestione. Tamas e rajas sono importanti per condurre una vita equilibrata in questa dimensione, ma ciò che è richiesto è lasciar guidare sattva, l’energia della virtù in modo che le prime due energie, che lasciate allo sbando porterebbero danni enormi, servano con utilità e beneficio.

Ad esempio, nel corso sul marketing, Lo Yoga del Marketing, risuona con il guna della virtù e ha l’obiettivo di portare quel tipo di energia in un ambito dove la passione regna sovrana, con gravi incursioni del guna della tenebra.

Ecco perché quando l’influenza della virtù, che è luminosa, pura e propizia, prevale sulla passione e sull’ignoranza, la persona acquisisce felicità, rettitudine, conoscenza e altre buone qualità che gli consentono di vivere bene in questo mondo e allo stesso tempo avanzare sul sentiero spirituale.

I 3 Guna e le 3 divinità principali della manifestazione

Vishnu si dice che presieda all’energia luminosa della virtù che mantiene in vita le cose, Brahma a quella della passione, che stimola l’attività e l’azione e Shiva a quella dell’oscurità, che porta alla dissoluzione.

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Generalmente esistono molte idee errate sulla “trinità indù”, la quale è composta da Brahmā, Śiva e Viṣṇu.

Le tre personalità sono classificate come guṇa-avatāra, controllori degli stati di natura. Brahmā crea l’universo materiale e controlla la modalità della passione. Viṣṇu lo mantiene e presiede alla virtù, mentre Śiva lo distrugge e presiede all’ignoranza.

Brahmā è un’anima incarnata molto potente ed è il primo essere vivente nato nell’universo. La sua vita dura come l’intero universo, perciò muore solo quando questo viene annientato. Rispetto agli esseri umani, la sua durata di vita è quindi davvero lunga:

Secondo il calcolo terrestre, un giorno di Brahmā equivale a mille cicli di quattro ere, e altrettanto lunga è la sua notte. All’inizio del giorno di Brahmā tutti gli esseri escono dallo stato non-manifestato e vi ritornano quando scende la sua notte. O figlio di Prtha all’alba di ogni giorno di Brahmā gli esseri vengono all’esistenza e col sopraggiungere della sua notte sono inesorabilmente distrutti.

[BG 8.17-19]

La Brahma-saṁhitā paragona Brahmā ad un gioiello il cui splendore riflette semplicemente la luce del sole, perché Brahma crea il cosmo sotto la direzione e l’ispirazione di Bhagavān, Dio, la Persona Suprema.

Śiva è responsabile della distruzione dell’universo al momento del suo annientamento e lo è anche del tamo-guṇa (la modalità dell’ignoranza), sebbene non dovremmo assolutamente concludere che lui sia ignorante.

Uno dei suoi nomi è Āśutoṣa, che indica che è facilmente soddisfatto. Śiva infatti, accetta seguaci tra gli esseri più caduti, inclusi fantasmi e demoni, che lo adorano per poter ricevere benedizioni materiali (che appunto sono facili da ottenere).

Viṣṇu è un’espansione di Bhagavān Kṛṣṇa, la fonte di tutte le incarnazioni. Ci sono molte espansioni di Viṣnu e tutte queste sono l’unica Persona Suprema, Bhagavān. Un’espansione di Viṣṇu mantiene l’universo e controlla il sattva-guṇa, la modalità della virtù.

Dei tre guṇa-avatāra, Viṣnu è l’unico che può concedere la liberazione dal saṁsāra (hariṁ vinā naiva sṛtiṁ taranti), è quindi impreciso considerare la devozione a Brahmā o a Śiva come portatrice di benefici equivalenti, poiché dalla piattaforma di tamas e rajas difficilmente si può realizzare la Verità Assoluta.

La modalità della virtù funge da trampolino di lancio dalla quale si può trascendere tutte le modalità e realizzare la propria pura relazione con il supremo trascendentale Bhagavān.

Guna e attività lavorativa

Per iniziare qualsiasi progetto hai bisogno di passione ed entusiasmo, ma se questa rimane tale, non riuscirai a pianificare nulla e nemmeno a placare il fuoco della continua creazione di nuove cose, trovandoti alla fine con nulla di concreto in mano e con tanto stress.

Quante volte ti lasci coinvolgere delle mille opportunità e distrazioni della vita? Quante volte sei in costante cambiamento in un ciclo infernale di creazione e distruzione?

Hai costruito una casa sulla sabbia e ad ogni soffio di vento o pensiero distruttivo sei costretto a ricostruirla dall’inizio.

Serve agire sotto la direzione della virtù, che è capace di prendersi le responsabilità di portare avanti i piani stabiliti e di fare quei piccoli aggiustamenti affinché le cose continuino a funzionare, ristabilendo di volta in volta la giusta direzione.

È solo la virtù che è capace di costruire la casa sulla roccia in modo che possa essere man mano ingrandita, abbellita, ottimizzata e che possa rispondere alle varie sfide da affrontare.

I problemi arriveranno e come tutte le cose di questo mondo, la tua attività, il team e la tua stessa visione, sono soggetti alle forze disgregatrici dell’universo, sempre che queste non siano mantenute attraverso la forza luminosa della virtù.

Allo stesso modo, nemmeno tamas, l’energia della distruzione, deve essere eliminata perché ci sono progetti che ad un certo punto devono essere chiusi.

Il problema è che man mano che lavoriamo sulle cose, sviluppiamo anche un grande attaccamento per esse e questo non ci consente di essere lucidi e di capire quando è arrivato il momento di fermarsi e ripartire con nuova energia su altri progetti.

Il ciclo di creazione, mantenimento e distruzione è infatti un ciclo che si rinnova continuamente, ma quando dobbiamo abbandonare il vecchio, ciò che non funziona più e che ci sta prendendo troppa energia, abbiamo paura e temiamo che alla distruzione non segua una rinascita.

Ci vuole un lucido distacco anche in questa fase così delicata che, se gestita adeguatamente attraverso la luce della virtù e di una nuova progettualità, è in grado di evitare blocchi cronici e spirali di sofferenze che possono durare anche decenni.

La virtù richiede responsabilità, capacità di programmazione e di gestione dello stress, distacco nell’agire e una grande focalizzazione sul perché si sta portando avanti quel progetto.

Virtù quindi significa:

  • Portare a termine i progetti iniziati e non far partire sempre nuove cose per evitare di confrontarsi con i risultati delle nostre idee.
  • Capire cosa serve raddrizzare e farlo in modo tempestivo ed appropriato.
  • Agire in eccellenza e con il giusto equilibrio avendo chiaro il posto che occupa nella nostra vita quello che stiamo facendo.
  • Investire con attenzione e cura nelle relazioni perché queste saranno le prime ad essere inquinate dalle altre energie: la passione, che come un caterpillar spazza via tutto in favore di una spinta continua ed esasperata; la tenebra, che deteriora anche sottilmente la base stessa di ogni relazione attraverso il dubbio, l’invidia, la rabbia e la mancanza di gratitudine.

Ricorda, siamo “il sale della terra e la luce del mondo”.

Vangelo di Matto, 5.13-16: “Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli.”

Che sapore hanno le nostre azioni quando sono condotte dalla passione, dall’oscurità o dalla virtù, e che luce irradieranno intorno a noi?

D’altra parte, ogni volta che compiamo la scelta di esercitare la nostra natura divina, la determinazione diventa sempre più forte.

La virtù, sattva, indica un modo di vivere con grande profondità, un pensiero luminoso e la capacità di mantenere un perfetto equilibrio.

In questo stato di consapevolezza elevato sperimentiamo risolutezza, forza, conoscenza, magnetismo e flessibilità.

Avere un equilibrio interiore ed esteriore è essenziale per raggiungere il successo, perché quando non abbiamo la forza di gestire la nostra energia mentale e le emozioni, non possiamo nemmeno raggiungere il nostro pieno potenziale.

Agendo ispirati dalla virtù potremo imparare a spegnere i pensieri non favorevoli al nostro progresso, per raggiungere focus, equilibrio e successo.

Innanzitutto, agire in virtù significa anche essere liberi da quella spinta egoica che ci porta a muoverci sconsideratamente e sempre con un secondo fine, attaccamento e senso del possesso.

Se invece riuscissimo a smettere di giudicare tutto in termini di sconfitta e vittoria scomparirebbe un enorme fardello che appesantisce ogni nostro pensiero, svilisce ogni entusiasmo e annulla l’efficacia di ogni azione. 

Ci sono due corsi gratuiti che ti possono aiutare: Un Nuovo Modo di Pensare alla Tua Attività e Ritrovare l’Anima in ciò che fai!

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Come individuare il guna predominante nella tua vita

Visto che i guna definiscono ogni cosa, se guardi alla tua vita di adesso sarai in grado di stabilire con una buona approssimazione in quale guna ti stai muovendo e quindi predisporre i passi da compiere per migliorare il tuo cammino.

Infatti, quando la coscienza diventa chiara e i sensi di distaccano dalla materia, si sperimenta l’assenza di paura e un sano senso di distacco dal mondo. Appare chiaro che in questa situazione prevale l’influenza della virtù e si presenta l’opportunità di realizzazione spirituale.

L’alterazione dell’intelligenza causata da un’attività eccessiva, l’incapacità dei sensi di percezione di distaccarsi dai loro oggetti, una malsana condizione degli organi di attività fisica e l’instabile perplessità della mente, evidenziano che stiamo agendo sotto l’influenza della passione.

Quando la consapevolezza superiore fallisce e infine scompare, e quindi non si è più in grado di concentrare la propria attenzione, allora la mente è rovinata e si manifestano l’ignoranza e la depressione, in questa situazione si percepisce che prevale l’influenza dell’ignoranza.

I Guna e la nostra ricerca spirituale

Nel momento in qui si capisce questo meccanismo, non solo riusciamo a capire il nostro guna prevalente ma anche quello degli altri. Questo non certo per giudicarli ma per capire come aiutarli a migliorare o anche solo semplicemente per comprendere se sono compagnie sane per noi o no.

Se infatti ci consideriamo dei ricercatori spirituali è oltremodo necessario comprendere i guna, le loro dinamiche e influenza su di noi.

Quando si è influenzati dalla virtù materiale, si diventa pii e religiosi, consapevoli di una natura spirituale più alta. Ma quando si è sul piano spirituale della virtù pura si stabilisce una diretta relazione con la Verità e si offre il proprio servizio al Signore, anziché mantenere una semplice connessione con la pietà mondana. Questa è una fede indirizzata alla vita spirituale.

Quando è influenzata dalla passione, l’anima condizionata filosofeggia sulla realtà della sua esistenza e del mondo intorno a sé, e congettura l’esistenza di un regno di Dio. Questa è una fede radicata nell’attività che mira ad un risultato egoistico.

Quando è l’ignoranza a prevalere, la conoscenza acquisita è finalizzata soltanto alla gratificazione egoica, perciò la mente si assorbe soltanto nella verità del cibo, del sonno, dell’accoppiamento e della difesa, sena alcuno scopo più elevato. Questa è una fede riposta in attività irreligiose.

Consideriamo un uomo influenzato dalla virtù, come ad esempio un filosofo, un medico o un poeta.

Quest’uomo vive con la comprensione della conoscenza e quindi della felicità. Coltivando la conoscenza del mondo materiale rende la sua vita piacevole ma, legato a quel piacevole sentimento dalla corda della virtù mondana, non tenta l’elevazione spirituale.

Finché una persona resta affezionata ad un elevato stato di felicità materiale e opera solo per migliorare le sue condizioni materiali, non può ottenere la liberazione (sebbene possa continuare ad ottenere i corpi nella modalità della virtù).

Qualunque sia la sua opulenza materiale, dovrà comunque affrontare l’inevitabile quadruplice miseria della nascita, vecchiaia, malattia e morte.

Si può dedurre così che nell’ambito dei guna, le anime cercano la gratificazione egoica (in modo distorto nel tamas e in modo più efficace nel rajas), oppure la liberazione (nel caso del sattva puro).

Come sintonizzarci con il sattva guna, la virtù

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La Bhagavad Gita dichiara che quando tutte le porte del corpo umano (quelle che permettono gli input percettivi e gli output di interazione col mondo esterno) sono illuminate dalla conoscenza, si possono sperimentare gli effetti della virtù.

Questo concetto indica che ci sono due aspetti sui quali possiamo operare per situarci in sattva: cosa entra dentro di noi e cosa esce da noi.

Il sattva guna è la pace, l’armonia, l’equilibrio, la saggezza che ci aiuta a valutare tutti gli aspetti della vita, spinti da uno scopo evolutivo, per il benessere di ognuno, non solo di noi stessi.
Sattva è anche la responsabilità che mantiene, che tiene vivo il sentimento o il progetto che è sotto la nostra cura. Mentre rajas è la nascita e tamas la morte, sattva invece è la vita che si sottende tra questi estremi.

Paradossalmente se ci fosse solo sattva non ci sarebbe nascita (rajas) e morte (tamas), ma solo una lunga vita eterna, non legata ad inizio o fine. Questo è un indizio, per lo spiritualista, su dove ricercare l’elisir dell’immortalità.

È il sattva quell’energia, appartenente alle leggi che governano l’universo, che dovremo cavalcare se vogliamo affrontare una decisione importante, se vogliamo essere giudici imparziali di una situazione ed essere vigili nel cogliere il meglio che ci aspetta, al momento giusto.

Il mantra yoga è uno strumento che racchiude delle potenzialità incredibili, ma per essere ben usato ha bisogno che tu sia disponibile ad attivare il tuo personale processo positivo.

Non esistono bottoni magici, ma la vera magia è il comprendere che può emergere qualcosa di meraviglioso se inizi pensare alla tua vita in modo dinamico, come un sistema che può lavorare per te e per la tua evoluzione, e che tutto concorre alla tua felicità.

Il mantra yoga è in grado di facilitare il processo perché rappresenta quel balsamo che fa muovere tutto nel verso giusto, portandoti inevitabilmente a destinazione.

Come agisce una persona virtuosa

La persona Sattvika è sobria, agisce secondo tempo, luogo e circostanza cercando di armonizzare il suo benessere con il benessere altrui e il rispetto per l’ambiente che lo circonda. Ha cuore ed è sensibile alla sofferenza altrui. Non desidera esserne causa.

Il sattviko non crede che possa esistere la felicità a scapito degli altri e soffre se, anche involontariamente, infligge del male ad un’altra creatura.

Di solito la persona sattvika si comporta con gentilezza e sensibilità. Ha un parlare dolce e veritiero. Sa compiere sacrifici per la propria crescita, per la propria purificazione o per il bene degli altri. Senza desiderare niente in cambio.

Ha un forte senso del dovere e ha la lungimiranza per capire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Per questo agisce senza attaccamento al risultato, ma come dovere. Questo rende la mente pacifica e disposta nel presente, senza ansia del futuro(rajas) o ceppi nel passato(tamas).

Ha una visione spirituale che gli permette di comprendere che tutto è in relazione con l’Assoluto e perciò: l’ambiente, le persone, gli animali, le piante vanno rispettati, curati e amati.

La veridicità, gli alti valori morali, la spiritualità sono degli ornamenti della persona che si situa nel sattva guna.

Ancora, il sattva cerca l’armonia perché è nell’armonia che si può trovare la pace.

Quindi cerchiamo di desiderare, pensare ed agire nella virtù e, padroni di noi stessi, godremo felicità e prosperità. In quest’umile stato di mente, ogni mantra che reciteremo avrà la sua piena potenza e darà in modo naturale i suoi frutti.

Come detto, ogni cosa nel mondo materiale nasce dall’interazione di varie combinazioni dei modi della natura, essendo gli elementi primari che si combinano in proporzioni diverse per costituire tutti gli oggetti del mondo.

Come un burattino, la jīva sembra danzare ma in realtà è appesa a queste tre corde, la tri-guṇa-mayī.

Come abbiamo visto, gli śāstra spiegano tutto in termini di guṇa, inclusi i tipi di fede, la determinazione, il tipo di cibo che si mangia e il tipo di carità che si compie.

Il trascendentalista è colui che riesce ad elevarsi al di sopra di questi stati, facendo però trampolino sul guna della virtù.

Una differenza importante tra Bhagavān, l’anima suprema, e la jīva, l’anima infinitesimale, è che Bhagavān non cade mai sotto l’influenza dei guṇa, essendo in qualsiasi momento il loro padrone, mentre la jīva cade sotto la loro influenza.

Seguendo le ingiunzioni vediche, la jīva può però trascendere gradualmente le tre modalità materiali e raggiungere la sua pura coscienza trascendentale. Per questo Kṛṣṇa nella Bhagavad-gītā esorta Arjuna ad “elevarsi al di sopra di questi influssi” rivolgendosi al Supremo.

Ecco perché nel Bhagavata Purana (11.25.34) Krishna esorta:

Avendo ottenuto questa forma di vita umana, che permette di sviluppare la piena conoscenza, le persone intelligenti dovrebbero liberarsi di tutta la contaminazione dovuta alle tre influenze della natura [guna] e dedicarsi a sviluppare una relazione d’amore con Me.

Come? Vincendo passione e ignoranza e stabilendosi nella virtù, per poi trascendere anche questa raggiungendo una piena soddisfazione e una felicità duratura.

Se non sai da dove partire, inizia scoprendo i tuoi personali Punti di Svolta per giocare al meglio a questo gioco meraviglioso che è la Vita!

Om tat sat,
Andrea (Ananda Kishor)

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