Dove inizia davvero un ingresso?

Benvenuti alla seconda lezione del nostro corso. La scorsa volta abbiamo visto come l’ingresso sia il principio fondamentale di ogni dimora.

Ora ci spingiamo oltre, chiedendoci: dove inizia davvero un ingresso? Scopriremo che non è solo una porta, ma uno spazio di attesa che precede il varco fisico. Esploreremo l’ingresso come un’esperienza percettiva in cui il nostro corpo, prima ancora della mente, registra i cambiamenti.

Vedremo come ogni soglia sia un nodo energetico in cui le forze si riorganizzano e come sia uno spazio di decisione che ci chiede: ‘Sei pronto a entrare?’

In questa lezione abbiamo esplorato in profondità la natura dell’ingresso, andando oltre il suo aspetto fisico:

  • Lo spazio dell’attesa: L’ingresso non coincide con la porta, ma inizia prima, in un’anticamera invisibile. È un luogo di transizione che ci prepara al passaggio e che, se trascurato, rischia di farci ‘scivolare’ nello spazio senza mai entrarci davvero.
  • L’esperienza percettiva: L’ingresso è un cambiamento che il corpo percepisce prima della mente. È un nodo energetico dove le forze si condensano e si riorganizzano, un varco attivo che risuona con il nostro essere.
  • Risonanza e coscienza della forma: L’ingresso non è un oggetto isolato, ma un evento ritmico, la prima “intonazione” che la casa emette. La sua posizione influenza l’armonia, e riconoscere questa risonanza ci permette di riattivare una coscienza dello spazio che va oltre la semplice funzionalità.
  • Lo spazio della decisione: Ogni soglia è una scelta, un luogo di ospitalità e discernimento. Ci chiede con quale intenzione entriamo, portando con noi una responsabilità verso lo spazio e chi lo abita.

In questa lezione abbiamo scoperto che l’ingresso è la ‘bocca’ della casa. Ma se l’ingresso è un organo del corpo, allora l’atto di entrare non è un semplice movimento. È un gesto che ha un profondo significato.

Ora ci addentreremo in questo concetto, esplorando l’idea che attraversare significa cambiare. Vedremo come la soglia non separi solo due spazi, ma due stati dell’essere, trasformando il nostro ingresso in un rito quotidiano di consapevolezza.