Possiamo finalmente riprendere la domanda che ti avevo posto all’inizio del capitolo e fare il primo passo per collegare concretamente la mente al cuore, ossia accogliere il nuovo e abbandonare i vecchi schemi, partendo proprio dallo scegliere lo scopo di quello che fai, come se fosse un passo propedeutico all’incontro magico tra te e gli altri, tra chi sei tu e chi vuoi servire.
Perché non è importante ciò che fai, ma come e perché lo fai.
Attenzione però, la risposta non può essere “lo faccio per seguire le mie passioni”, perché penso che fare delle proprie passioni un lavoro solo perché ci piacciono, sia un comportamento irresponsabile. Non intendo che non puoi fare della tua passione il tuo lavoro, ci mancherebbe, ma che questo non dovrebbe essere il motivo fondamentale.
La tua attività dovrebbe essere focalizzata sul risolvere problemi, non nel fatto che ti piaccia, perché non stiamo parlando di cosa tu può dare il mondo ma di cosa tu puoi offrire al mondo.
Ovviamente va bene che ci sia la passione, perché coinvolge la sfera più emotiva e quindi la nostra volontà, e per sviluppare qualcosa devi necessariamente esserne coinvolto.
Ma Jarvis ricorda che vale anche l’inverso: più sei coinvolto in quello che fai, più la tua passione aumenta e questo avviene come risultato del fatto che stai lavorando in eccellenza proprio perché hai uno scopo ben preciso.
Come abbiamo detto, nelle tue scelte anche i soldi dovrebbero venire dopo e non prima. Le persone sagge non si pongono come obiettivo ultimo guadagnare fama, prestigio e ricchezza, perché sanno che queste cose non danno pace o soddisfazione duratura, né al corpo né all’anima.[1]
Spesso il nostro obiettivo segue il desiderio di essere ritenuti speciali, perciò, se vogliamo veramente vivere e lavorare appagati, dobbiamo individuare e superare il tranello del volersi distinguere dagli altri in modo egoico.
Naturalmente dobbiamo fare sempre del nostro meglio ma simultaneamente dovremmo mantenere la semplicità e l’umiltà.
Ecco perché ti consiglio vivamente di concentrati sul servire le persone, non sulle tue passioni e su di te, e vedrai che rendendo felice chi entra in contatto con te aumenterà la passione per quello che fai e il tuo sentirti utile al mondo.
Ora chiediti:
[1] La Bhagavad-gita (Bg 2.62-63) afferma che quando mostriamo interesse per gli oggetti dei sensi, sviluppiamo attaccamento per essi, da questo attaccamento sorge la bramosia e infine, quando queste ambizioni sono frustrate, emerge la collera che confonde la memoria e ci priva dell’intelligenza, che invece è così necessaria per seguire la nostra strada in questo mondo così complesso.