Il percorso che insegno nel corso “Lo Yoga del Marketing” offre gli strumenti tecnici e strategici per trasformare il tuo lavoro, ossia un modo come un altro per creare la tua economia, in Lavoro, il tuo contributo al mondo.
Ovviamente dev’essere un vero contributo, ossia la tua attività deve funzionare realmente, ed è per questo che stiamo parlando di business building in modo completamente nuovo: non stiamo seguendo l’opportunità o la moda del momento per fare qualche soldo, come ad esempio vendere prodotti su Amazon, creare corsi in base alla richiesta di mercato o chissà cos’altro, ma di riallineare un’attività in modo che abbia un’anima, che ti rispecchi e ti rappresenti a lungo termine, così che ti possa portare dove tu desideri o comunque possa essere il giusto trampolino di lancio verso il tuo futuro e non una gabbia che blocca ogni tuo ulteriore movimento.
Il risultato ideale, come diceva Italo Cillo, “è che tu ad un certo punto non vorrai andare in pensione perché sarai innamorato di quello che fai” e, aggiungo io, saprai esattamene come farlo.
Non dimenticarti che devi sempre chiederti se è la tua vita che ha lo scopo di alimentare e portare al successo il tuo lavoro oppure se è il tuo lavoro che ha lo scopo di alimentare la tua felicità e la tua vita.
Ovviamente stiamo cercando il secondo caso e per ottenerlo è necessario connettere mente, cuore e volontà per poter attuare il vero cambiamento.
Quindi, ciò che faremo ora sarà decidere cosa vuoi diventare, anche in termini di qualità personali, per poi di conseguenza essere in grado di cucire su di te il tuo lavoro in modo che sostenga esattamente il tuo stile di vita.
Io stesso sono caduto in questo tranello, per qualche anno ho cercato di raggiungere il successo nel mio lavoro, trascurando i miei reali valori. Stavo facendo qualcosa che mi piaceva, ma avevo confuso i piani della vita: pensavo che solo quando sarei diventato grande nel mio lavoro, avrei finalmente avuto più tempo per seguire i miei ideali più profondi. Niente di più sbagliato e l’ho capito a mie spese.
Tu non fare lo stesso errore e scegli ora:
Te lo chiedo ora per non farti passare la mia esperienza e quella di molti che cercano la libertà ma poi si trovano intrappolati nel lavoro.
Nel percorso dello Yoga del Marketing ricevi gli strumenti per riallineare mente, cuore e volontà, per trovare appagamento in quello che fai e costruire la tua vita attorno alle tue priorità, giusto?
Ma potrebbe accadere che quando avrai avuto esperienza diretta dell’enorme potenzialità di ciò che ti illustro ad esempio con l’uso attento delle sette fasi, sarà difficile mantenere la bussola visto che gli orizzonti si apriranno molto.
Fai attenzione, perché potrebbe essere una trappola: è giusto far emergere le proprie potenzialità ma senza rinnegare noi stessi e inseguire obiettivi superficiali che non aggiungono nulla alla nostra felicità, anzi si trasformano in una grande violenza verso noi stessi che ci farà perdere letteralmente anni di vita.
Ecco che preso dalle bellissime cose che stavo facendo e dai tanti progetti sul tavolo, avevo costantemente la pressione arteriosa alta e anche quando mi fermavo dal lavoro per stare con la famiglia e amici pensavo a quello che avrei dovuto fare nelle mie attività, col telefono in mano per controllare i risultati delle mie campagne.
Solo più tardi mi sono accorto che stavo seguendo i desideri di altri o che stavo facendo il possibile per non deludere le loro aspettative, senza ascoltarmi.
Il risultato fu che la mia giornata ideale e i miei valori erano semplicemente scomparsi o rimandati a data da destinarsi: proprio quello che volevo evitare quando avevo iniziato a lavorare in modo innovativo si era ripresentato sotto le mentite spoglie della potenzialità. Forse in modo inconscio volevo essere più grande invece che migliore, con tutti gli effetti che seguono a questa malsana decisione.
Come abbiamo già sottolineato, spesso si perde di vista il senso del proprio lavoro e si tende a soffermarsi su metriche che non sono la giusta fotografia di quello che vorremmo.
Ad esempio, è meglio avere meno contatti ma che leggono i miei contenuti e li trovano utili per le loro vite, oppure averne molti ma che non leggono o che non sono in sintonia con il mio messaggio?
Ecco perché ti chiedo proprio ora quanto grande vuoi diventare. Questa scelta ti sarà molto utile quando inizierai a mettere in pratica le strategie dirompenti che ti insegno.
Ma perché tendiamo tutti, proprio tutti a volerci ingrandire? Paul Jarvis[1] ha affrontato questo tema con grande capacità e mi è stato d’aiuto per individuare le motivazioni principali e capire in che modo risolverle:
Una prima considerazione è che spesso non si è consapevoli che ingrandirsi sempre di più significa anche aumentare le spese per mantenere la struttura. Inoltre, in situazioni di crisi economica, è molto più difficile sostenerne il peso e riallinearsi, rispetto a un’organizzazione più agile e leggera.
Questo è un fattore da declinare caso per caso perché a volte una dose di capitale iniziale rende molto più facile strutturare l’attività nel migliore dei modi. D’altro canto, se stai pensando ad un’attività che necessita di molto denaro (di altri), tempo o risorse, probabilmente stai pensando all’attività sbagliata, o comunque forse dovresti fare un passo indietro, più piccolo (lo vedremo più avanti).
In questo caso non si tiene conto di almeno due dati: le statistiche indicano che un cliente nuovo ti costa 5 volte di più che mantenerne uno vecchio; conviene fare in modo che il tuo cliente rimanga più a lungo con te, aumentando quindi la retention e il suo valore.
Questo è l’ostacolo più difficile da superare ed è forse per questo che scrivo su così tanti temi, per aiutare te e me ad uscire definitivamente da questo tunnel.
Creiamo nella nostra mente un’idea di successo così estranea a noi che, o siamo costretti a snaturarci completamente pur di raggiungerla, oppure, se non riusciamo ad arrivare alla meta, vediamo crollare rovinosamente la nostra autostima.
Radhanath Swami ricorda un’antica storia di saggezza dei nativi americani nella quale si narra dei due cani che vivono in ogni cuore umano.
Uno rappresenta le tendenze inferiori: l’invidia, la collera, la lussuria, l’avidità, l’arroganza e l’illusione; l’altro rappresenta le tendenze superiori: la compassione, l’integrità, la generosità, l’umiltà e la saggezza. Questi due cani lottano tra di loro. Quale cane vincerà?
Ovviamente quello a cui scegliamo di dare da mangiare. Usando l’intelligenza per conseguire degli obiettivi elevati, per esprimere compassione e per vivere con integrità, nutriamo il cane buono e teniamo a bada quello cattivo. So però che è più facile a dirsi che a farsi.
Per molti di noi il cane cattivo è diventato così predominante che il suo ringhio assordante guida quasi tutte le nostre azioni. Nel frattempo, il cane buono, debole e denutrito, è solo un mugolio nell’angolo della nostra coscienza.
Conviene quindi rafforzare l’intelligenza per avere la forza di non alimentare le cattive qualità del cane cattivo. Allora saremo liberi di nutrire il cane buono che in ultima analisi è la nostra vera natura, quella divina. Radhanath Swami continua con un insegnamento illuminante:
In ogni istante la vita ci mette davanti la scelta di essere crudeli o gentili, falsi od onesti, arroganti o umili, avidi o caritatevoli, vendicativi o disponibili al perdono. Ci sono molte cose in questo mondo che sono al di là del nostro controllo, ma come scegliamo di agire non è una di quelle. Siamo liberi di elevare la nostra coscienza, cioè di nutrire il cane buono, o di degradarci nutrendo l’altro cane. Ma questa scelta potrebbe essere molto più difficile di quanto siamo disposti ad ammettere e questo perché, con tutte le scelte che abbiamo fatto in passato, abbiamo condizionato la mente a reagire in un modo o nell’altro. Quelle scelte hanno forgiato le nostre attuali tendenze, i nostri desideri e le nostre percezioni, e le scelte che compiamo ora influenzeranno ogni scelta che faremo in futuro. Per definizione, le abitudini prendono un tale sopravvento da farci sentire impotenti nei loro confronti, ma possiamo liberarci sviluppando un’intelligenza forte e guidando la mente verso una nuova direzione.
È necessario quindi chiedersi cosa si vuole raggiungere nella propria attività lavorativa, per poter poi compiere le scelte giuste nel momento giusto. Non solo, come puoi sapere se hai raggiunto i tuoi obiettivi se non li hai mai decisi? Rischieresti di continuare a correre anche dopo il traguardo, come Tom Hanks nel film Forrest Gump (1994, Robert Zemeckis).
Spesso, scegliere di rimanere “piccoli”, che potrebbe lo stesso significare guadagnare molto, potrebbe essere un obiettivo in sé.
Il lavoro infatti viene definito in base allo stile di vita che vuoi, costruito dai tuoi veri valori, piuttosto che seguire valori o criteri di altri o dalle aspettative della società.
È questo che secondo me significa essere liberi che, ricordiamolo, dovrebbe essere il nostro obiettivo principale proprio perché è una tendenza primordiale dell’essere umano.
Tra l’altro, seguire concretamente questa scelta ti consente di concentrarti sui contatti e sui clienti che hai in questo momento, senza disperderti in altre cose, proprio perché loro sono le persone più importanti per te. Il tuo obiettivo sarà diventare migliore e non semplicemente diventare più grande. Per molti questa scelta di campo rappresenta la differenza tra la vita e la morte (in senso lavorativo si intende).
Infatti, non è una questione di umiltà ma di intelligenza! Il 74% delle start-up falliscono perché si ingrandiscono troppo velocemente perdendo pezzi per strada e dimenticandosi di consolidare la loro fondamenta e, ad esempio, assicurarsi che i clienti che hanno acquisito siano realmente soddisfatti.
Tu non fare lo stesso errore e invece concentrati sulla stabilità, semplicità, indipendenza e su una resilienza a lungo termine, ossia la capacità di essere elastici, flessibili e saper recuperare velocemente la direzione giusta. Come ha ampiamente dimostrato Paul Jarvis, questo si può ottenere a patto che la dimensione che hai segua la tua capacità organizzativa e gestionale. Ora chiediti:
[1] Paul Jarvis, Company of one: why staying small is the next big thing for business, Penguin, 2019.