Qualsiasi cosa faccia un grande personaggio le persone comuni fanno, seguendo lo standard che lui ha fissato. Nei tre mondi non c’è niente che Io debba fare, niente che non abbia già raggiunto e debba raggiungere. Comunque compio azioni.
[Bhagavad Gita 3.21-22]
Quando l’ho visto per la prima volta mi ha colpito il suo sguardo: un mix di dolcezza accogliente e profondità indagatrice, che prendeva il giusto tempo per posarsi sugli occhi delle persone, una ad una, osservando cose che io non potevo vedere. Sapevo che creava ospedali, centri culturali e templi, stabiliva programmi imponenti di distribuzione di cibo ai bisognosi e di educazione scolastica, viaggiava costantemente in giro per il mondo ispirando con le sue parole migliaia di persone, eppure in quel momento il tempo era come sospeso nel suo sguardo, che trasmetteva gravità, urgenza e felicità. Aveva incontrato persone straordinarie, vissuto esperienze uniche e ora viveva la responsabilità del suo ruolo come un’opportunità di servire, usando umilmente ogni sua abilità per sostenere gli altri e incoraggiarli ad essere la migliore versione di loro stessi:
Non c’è nulla di più elevato dell’integrità. Nulla di più elevato dell’entrare in contatto con la nostra essenza divina. Ogni cosa facciamo, che siamo contadini o imprenditori, politici o rinunciati, educatori o scienziati, se la compiamo come un’espressione della gioia che abbiamo trovato nel nostro cuore, porterà luce nel mondo.
Radhanath Swami
Anch’io mi posi la domanda: qual è la versione migliore di me stesso?
Il segreto dello yoga del marketing
Abbiamo visto insieme:
La maggior parte degli imprenditori o professionisti si lamenta di non avere clienti o che la concorrenza è troppo agguerrita. Sono come dei termometri e il massimo che riescono a fare è rilevare passivamente la temperatura di un ambiente. Se è alta, ne sono felici anche se non sanno perché lo sia, se invece è bassa pensano che il mercato non sia pronto, forse mettono in discussione le loro capacità oppure iniziano a pensare che la vita non sia giusta nei loro confronti. Spesso però il vero problema è un altro, ossia la capacità di diventare dei termostati, ossia degli strumenti che agiscono attivamente nell’ambiente e creano le condizioni adatte affinché la temperatura sia modificata a piacimento, perché di solito l’ostacolo si trova in un punto preciso di questo processo e il resto è solo una conseguenza. Hai imparato che yoga significa connessione, così:
Credo che la vera chiave dello yoga del marketing sia focalizzarsi sul creare dei clienti felici e, al di là di tutto, lo strumento principale sia l’ascolto. Sintonizzarti con il loro problema e individuare la tua soluzione, significa ascoltare; cercare di capire come usare gli “arnesi del mestiere” per servirli al meglio, significa ascoltare; allineare le sette fasi del loro viaggio insieme a te, significa ascoltare; migliorare la loro esperienza con te e portarli al successo, significa ascoltare; sciogliere i nodi del tuo cuore per essere sempre più connesso, significa ascoltare; aumentare la loro retention e il loro valore, significa ascoltare; scegliere ciò che vuoi diventare, significa ascoltare.
Mentre tutti ti dicono di comunicare, di far vedere il tuo messaggio a più persone possibili, di riempire l’etere e le piazze con la tua pubblicità, la realtà è che il vero dialogo parte dall’ascolto. Non è un gioco di parole, ma corrisponde al vero funzionamento delle dinamiche reali del marketing: tutto passa attraverso l’ascolto, la comprensione e il mettersi in un atteggiamento di servizio. Solo poi si potrà compiere un’azione che sia degna di questo nome, ossia efficace, precisa, tecnologica e sapiente. Solo così avrai dei clienti felici che seguono il tuo percorso, che aderiscono alla tua proposta, che partecipano del tuo messaggio proprio perché l’hai creato per loro e attraverso le loro parole, riducendo gli abbandoni, le insoddisfazioni, le delusioni e aumentando la possibilità di vendere nuovamente a quelle persone che hai servito così bene, che hai aiutato in quello specifico problema e che hai assistito con empatia e precisione. Usando sapientemente lo strumento dell’ascolto sarai in grado di creare delle attività che funzionino veramente nel tempo e che supereranno gli ostacoli che immancabilmente arriveranno. Se vince il cliente, vinci anche tu. Prova a fare il contrario, a dare un consiglio a qualcuno senza prima averlo ascoltato. Cosa succederebbe? Spesso abbiamo fretta di parlare, di dimostrare e a volte di imporre le nostre limitate convinzioni, senza aver fatto un solo passo verso chi ci sta di fronte. Ma la realtà è che più comprendi il tuo cliente, i suoi bisogni, desideri, motivazioni e necessità, più ti sintonizzerai con lui e meglio sarai in grado di servirlo. Per farlo non puoi fare altro che ascoltarlo, sia direttamente, attraverso interviste, commenti e sondaggi, sia indirettamente tenendo alzate le orecchie e interessandoti realmente al suo mondo.[1]
Monitorare la percezione del tuo brand, identificare gli argomenti che servono al tuo pubblico ossia i tasti dolenti e le loro obiezioni, sentire il polso del tuo settore e fare una ricerca sui tuoi competitor, ossia cosa dicono loro e il loro pubblico e infine capire se ci sono delle tendenze che sta seguendo il mercato, rappresentano aspetti che puoi affrontare solo attraverso l’ascolto.
Connettiti con i tuoi clienti attuali e cerca di sapere direttamente da loro in che modo il tuo prodotto o servizio li ha aiutati: ascolta le esatte parole che usano, fai in modo di ricevere informazioni utili (e poni le domande corrette), dai loro degli incentivi affinché ti dedichino del tempo. La felicità del cliente è l’unico scopo dell’esistenza di un’attività, che tu lo voglia o no, qualsiasi sia il settore in cui operi. Conosco associazioni che operano nell’ambito della spiritualità e il livello di attenzione e cura che hanno verso chi viene in contatto con loro rappresenta lo specchio del loro successo: un’esperienza appagante, dall’accoglienza al luogo scelto, dalla gestione dei tempi formativi ai contenuti di valore che vengono trasmessi.[2] Non ci sono ambiti in cui la sciatteria, la svogliatezza, il caos e la confusione, possano funzionare, o nei quali il profitto dell’azienda possa ritenersi più importante della soddisfazione del cliente.
[1] Si dice che Gene Schwartz (1927-1975), uno dei copywriter più bravi della storia, avesse una curiosità insaziabile, sempre attento a quello che succedeva intorno a lui, proprio per conoscere meglio il pubblico che doveva servire attraverso i suoi messaggi pubblicitari.
[2] Fra tutti, penso al Centro Studi Bhaktivedanta diretto da Marco Ferrini, Usiogope condotto da Paolo Spoladore e Sautòn diretto da Francesca Forcella Cillo.